


Territorio
Risorsa
Protezione e tutela del territorio

Patrimonio vitivinicolo
Siciliano

Attività di recupero
e valorizzazione
I Terroir di Firriato
TERRITORIOCoerentemente con i principi di sostenibilità, Firriato si è posta come obiettivo la valorizzazione del territorio in cui opera, attraverso interventi di recupero di antiche strutture preesistenti la sua fondazione, inserite all’interno dei suoi Terroir. L’azienda ha dato il via a interventi di ripristino, volti al recupero del baglio seicentesco di Sorìa nell’agro di Trapani e al recupero di un antico casale/Palmento in Contrada Verzella, presso Castiglione di Sicilia. E’ così che, nel 2015, sono nati i due wine resort dell’azienda: Baglio Sorìa e Cavanera Etnea, testimonianza granitica della ricerca storico-architettonica sottesa al recupero di queste antichissime strutture, indissolubilmente legate al mondo dell’agricoltura.

Territorio
RisorsaCoerentemente con i principi di sostenibilità, Firriato si è posta come obiettivo la valorizzazione del territorio in cui opera, attraverso interventi di recupero di antiche strutture preesistenti la sua fondazione, inserite all’interno dei suoi Terroir. L’azienda ha dato il via a interventi di ripristino, volti al recupero del baglio seicentesco di Sorìa nell’agro di Trapani e al recupero di un antico casale/Palmento in Contrada Verzella, presso Castiglione di Sicilia. E’ così che, nel 2015, sono nati i due wine resort dell’azienda: Baglio Sorìa e Cavanera Etnea, testimonianza granitica della ricerca storico-architettonica sottesa al recupero di queste antichissime strutture, indissolubilmente legate al mondo dell’agricoltura.

Protezione e tutela
del territorio

Patrimonio vitivinicolo
Siciliano

Attività di recupero
e valorizzazione
Baglio Sorìa
TerritorioNel cuore della campagna siciliana, a pochi passi dal mare, il Baglio seicentesco di Sorìa sorge lungo i pendii di una collina che domina uno scenario d’incanto. Con la sua architettura, simbolo di un’organizzazione sociale che ha contraddistinto i territori della Sicilia più occidentale, il Baglio era il luogo di lavoro e di vita delle comunità rurali: un vero e proprio punto di riferimento di uomini e donne che hanno condiviso, di generazione in generazione, un modo di essere dei siciliani e della Sicilia. Il Baglio originario, era costituito dalla casa padronale, dai magazzini, dalle botteghe per le lavorazioni artigiane e da alcune abitazioni dei contadini. La Famiglia Di Gaetano ha deciso di valorizzare questo luogo, custode della civiltà agricola siciliana, realizzando un progetto di recupero e di valorizzazione alberghiera dell’intero complesso, dando vita al Resort & Wine Experience. L’armonia è il segno distintivo di questo luogo, ricercato ma autentico, rispettoso della storia che l’ha generato. Il forte legame con il vino e la civiltà della vite è rimasto pressoché intatto. L’areale agricolo, simbolo dell’eccellenza del vino siciliano, è anche un luogo dove si celebra la convivialità, attraverso il vino e la buona tavola. I ritmi del lavoro seguono l’andamento delle stagioni e delle attività colturali, tra i filari di vite e gli uliveti che scendono verso la strada. Trascorrere un soggiorno al Resort & Wine Experience di Firriato, consente a tutti i wine lover di entrar a contatto diretto con i protagonisti, la filosofia, il modo di essere e lo stile produttivo dell’azienda.
Il Resort & Wine Experience di Baglio Sorìa racchiude quel concetto di terroir autentico, tanto caro alla famiglia Di Gaetano, che si svelerà in modo completo, affascinante e istruttivo agli occhi dei visitatori. Un’occasione più unica che rara per vivere, in presa diretta, l’universo Firriato, partecipando alle attività sui diversi vigneti, assistendo alle diverse lavorazioni che, dal germogliamento delle piante, arrivano sino alla raccolta dei grappoli.
Il baglio è un edificio che contiene la corte o il cortile. Nel territorio siciliano, il baglio (bagghiu, nel dialetto locale) è una fattoria fortificata con ampio cortile. La fortificazione delle mura è legata alla necessità di protezione derivata dal fenomeno del brigantaggio
L’etimologia della parola appare incerta, tuttavia è possibile considerare due ipotesi:
•derivazione dal tardo latino ballium (cortile circondato da alti edifici o muri);
•derivazione dall’arabo bahah (cortile)
In tempi più recenti, in Sicilia, con baglio s’indica il cortile interno delle masserie (fattorie), mentre nella provincia di Trapani ha assunto il significato di “fortino”, senza mai assumere le connotazioni di un castello.
La nascita del baglio coincide con il fenomeno della “colonizzazione” di vaste aree interne, abbandonate e incolte, della Sicilia, da parte dei nobili locali (i “baroni”), tra il Cinquecento e il Settecento. La Spagna, che all’epoca dominava in Sicilia, necessitando di grandi quantità di cereali, aveva stabilito la concessione di una “licenza di ripopolamento” (la Licentia populandi), tramite la quale i nobili siciliani arrivarono a fondare persino dei veri e propri villaggi nei dintorni della costruzione originaria.
I bagli tipici si differenziano tra:
•Bagli padronali (1500-1700)”: prima generazione dei Bagli
•Bagli contadini (1800)”: seconda generazione dei Bagli
Baglio Sorìa nasce nel 1600 come Baglio padronale, per poi mutare la sua funzione, convertendosi in Baglio contadino nel periodo dell’Unità d’Italia, attraversando ben 4 secoli di storia.
• ricoveri degli attrezzi e dei carretti,
• stalle per le bestie da soma, gli alloggi dei contadini
• casa del signore
• magazzini per le granaglie
•la macina.
Il baglio subì una profonda evoluzione con l’affermarsi di nuove istanze sociali portatrici di rinnovati ordinamenti colturali. L’unità d’Italia condusse alla formale delegittimazione della nobiltà terriera e aprì il proscenio dell’economia siciliana ad un’intraprendente borghesia, per lo più “trapiantata”. Fu questa l’età degli inglesi Woodhouse, Withaker, Hopps, Ingham, Pyne e… dei Florio, oriundi delle Calabrie. Il latifondo, senza tuttavia scomparire, lasciò spazio allo sviluppo di colture non-cerealicole molto apprezzate dal mercato straniero, quali gli agrumeti, le vigne e gli uliveti. Diretto corollario della “innovazione” colturale fu, sul piano architettonico ed economico, la nascita di una “seconda generazione” di bagli.
Cavanera Etnea
TerritorioIl Resort Cavanera Etnea è immerso all’interno della riserva naturale del Parco dell’Etna, nell’area nord est del vulcano. Insieme al versante sud, questa è la zona che più di ogni altra è stata caratterizzata da un grande fenomeno di urbanizzazione, come testimoniato dalla presenza importante di piccoli appezzamenti agricoli marcati da splendidi esempi di antiche case contadine. Qui i lavoratori svolgevano le loro attività produttive vivendo in comunità, all’interno di complessi abitativi fatti di austere case padronali, con la presenza di frugali ricoveri per gli animali e strutture con palmenti per la trasformazione delle uve che, da sempre, testimoniano la coltivazione della vite sulle pendici del Vulcano. Nel 2009, Firriato ha recuperato uno di questi complessi abitativi tipici dell’Etna, con annesso un antico palmento, ricavando dal suo restauro una piccola ma moderna cantina di vinificazione per la lavorazione delle uve che sono coltivate nei vigneti che circondano il Resort Cavanera Etnea. Il recupero del complesso è stato condotto realizzando un restauro che non ha intaccato la morfologia degli ambienti. Nulla è inappropriato, l’armonia è il segno distintivo di un lavoro di recupero minuzioso, rispettoso della storia che l’ha generato. L’antico palmento, risalente al 1700, è stato riportato al suo antico splendore, con il sistema di torchiatura in legno, le vasche di contenimento, tutte scolpite nella roccia e i canali di scolo di terracotta scavati nel duro basalto. Questo prezioso reperto di cultura materiale legata alla civiltà del vino sull’Etna è una testimonianza viva di una storia che Firriato ha recuperato e portato a nuova vita, per tramandarla alle future generazioni.
Il palmento, nella regione etnea, ebbe così un’importanza sociale e politica, oltre che economica. Ogni vigneto di proprietà veniva dotato di una costruzione rurale comprendente l’abitazione per la famiglia del proprietario e di un palmento, per la trasformazione dell’uva prodotta. Caratteristica peculiare nella fabbricazione del palmento etneo è l’utilizzo della pietra lavica. Con la vendemmia l’uva veniva raccolta da squadre di operai dette «ciurme». La ciurma era composta da uomini, donne e ragazzi. I vinnignaturi provvedevano alla raccolta dell’uva mettendola in delle ceste, costruite con canne intrecciate e verghe di castagno (varietà tipica del contesto floristico dell’areale etneo) che, allorché riempite, venivano trasportate a spalla dai caricaturi sino al palmento. Nel Palmento di Cavanera l’uva veniva scaricata utilizzando la scala e le finestre anteriori nella prima sala (quella dove ora c’è la scrivania lunga) e poi veniva eseguita una prima pressatura con i piedi. Qui salivano per delle scale e, attraverso una finestra, scaricavano l’uva nella pista: larga e bassa vasca in pietra lavica, dove si trovavano alcuni operai (pistaturi) che la pestavano a piedi nudi. I pistaturi, con piccoli passi ritmati e le mani dietro la schiena, effettuavano una sorta di girotondo, cantando delle canzoni popolari tipiche vendemmiali. Il mosto ottenuto dalla pressatura effettuata con i piedi attraverso stretti canali in pietra lavica(cannedda), defluiva in un’altra vasca sottostante, detta ‘ricivituri’, costruita con lastroni di pietra lavica. È interessante sottolineare come le diverse pressature fatte con i piedi prevedevano l’utilizzo iniziale di donne e bambini per una sorta di «pressatura soffice», il cui mosto era destinato ai vini migliori, per poi passare agli omoni più pesanti per avere pressature più incisive. Nel ricivituri avveniva la fermentazione a contatto con le bucce ed i raspi che durava, a seconda del tipo di vino e della zona, da un minimo di 24 ore ad un massimo di 3-4 giorni. Con la svinatura, dal ricivitùri, sempre attraverso un circuito di canali in pietra , il mosto in fermentazione veniva fatto defluire nella tina, altra vasca in pietra lavica, oppure direttamente nelle botti che si trovavano in un altro locale adiacente e sottostante al palmento; un luogo più basso di 3,5 –4 m, rispetto al palmento, detto dispensa, ovvero la cantina. Successivamente alla pigiatura effettuata con i piedi, i grappoli già pressati, venivano raccolti costruendo una specie di cilindro di 1,50-2,00 metri di diametro, tenuto insieme con rami di salice intrecciati*. Tale «cilindro»veniva messo in una ulteriore vasca, sotto la parte finale della pressa (asinistra) A questo punto l’asino, aiutato dagli operai, iniziava a girare la vite (a destra), azionando il sistema che avrebbe alzato la parte destra ed abbassato quella sinistra, imprimendo forte pressione e dando una ulteriore pigiata all’uva già pressata con i piedi. Il mosto così ottenuto veniva messo nel «ricivituri» per unirsi all’altro o messo in un’altra vasca a fermentare con le vinacce e i raspi. Finita la fermentazione, finito il travaso in botti, le vinacce rimaste venivano ulteriormente pressate con lo stesso metodo sopra citato, estraendo il vino così ottenuto fino all’ultima goccia.
Baglio Sorìa
TerritorioNel cuore della campagna siciliana, a pochi passi dal mare, il Baglio seicentesco di Sorìa sorge lungo i pendii di una collina che domina uno scenario d’incanto. Con la sua architettura, simbolo di un’organizzazione sociale che ha contraddistinto i territori della Sicilia più occidentale, il Baglio era il luogo di lavoro e di vita delle comunità rurali: un vero e proprio punto di riferimento di uomini e donne che hanno condiviso, di generazione in generazione, un modo di essere dei siciliani e della Sicilia.
Il Baglio originario, era costituito dalla casa padronale, dai magazzini, dalle botteghe per le lavorazioni artigiane e da alcune abitazioni dei contadini. La Famiglia Di Gaetano ha deciso di valorizzare questo luogo, custode della civiltà agricola siciliana, realizzando un progetto di recupero e di valorizzazione alberghiera dell’intero complesso, dando vita al Resort & Wine Experience. L’armonia è il segno distintivo di questo luogo, ricercato ma autentico, rispettoso della storia che l’ha generato. Il forte legame con il vino e la civiltà della vite è rimasto pressoché intatto. L’areale agricolo, simbolo dell’eccellenza del vino siciliano, è anche un luogo dove si celebra la convivialità, attraverso il vino e la buona tavola. I ritmi del lavoro seguono l’andamento delle stagioni e delle attività colturali, tra i filari di vite e gli uliveti che scendono verso la strada. Trascorrere un soggiorno al Resort & Wine Experience di Firriato, consente a tutti i wine lover di entrar a contatto diretto con i protagonisti, la filosofia, il modo di essere e lo stile produttivo dell’azienda. Il Resort & Wine Experience di Baglio Sorìa racchiude quel concetto di terroir autentico, tanto caro alla famiglia Di Gaetano, che si svelerà in modo completo, affascinante e istruttivo agli occhi dei visitatori. Un’occasione più unica che rara per vivere, in presa diretta, l’universo Firriato, partecipando alle attività sui diversi vigneti, assistendo alle diverse lavorazioni che, dal germogliamento delle piante, arrivano sino alla raccolta dei grappoli.
Il baglio è un edificio che contiene la corte o il cortile. Nel territorio siciliano, il baglio (bagghiu, nel dialetto locale) è una fattoria fortificata con ampio cortile. La fortificazione delle mura è legata alla necessità di protezione derivata dal fenomeno del brigantaggio L’etimologia della parola appare incerta, tuttavia è possibile considerare due ipotesi: •derivazione dal tardo latino ballium (cortile circondato da alti edifici o muri); •derivazione dall’arabo bahah (cortile) In tempi più recenti, in Sicilia, con baglio s’indica il cortile interno delle masserie (fattorie), mentre nella provincia di Trapani ha assunto il significato di “fortino”, senza mai assumere le connotazioni di un castello. La nascita del baglio coincide con il fenomeno della “colonizzazione” di vaste aree interne, abbandonate e incolte, della Sicilia, da parte dei nobili locali (i “baroni”), tra il Cinquecento e il Settecento. La Spagna, che all’epoca dominava in Sicilia, necessitando di grandi quantità di cereali, aveva stabilito la concessione di una “licenza di ripopolamento” (la Licentia populandi), tramite la quale i nobili siciliani arrivarono a fondare persino dei veri e propri villaggi nei dintorni della costruzione originaria. I bagli tipici si differenziano tra: •Bagli padronali (1500-1700)”: prima generazione dei Bagli •Bagli contadini (1800)”: seconda generazione dei Bagli Baglio Sorìa nasce nel 1600 come Baglio padronale, per poi mutare la sua funzione, convertendosi in Baglio contadino nel periodo dell’Unità d’Italia, attraversando ben 4 secoli di storia. Il baglio è l’espressione di un’organizzazione geo-economica legata al feudo o al latifondo, si trattava di una grande azienda agricola abitata, oltre che dagli stessi proprietari terrieri, anche dei contadini che vi lavoravano tutto l’anno o stagionalmente. Era quindi dotato di numerosi alloggi, ma anche di stalle e depositi per i raccolti. I bagli sorgono quasi sistematicamente in prossimità di sorgenti d’acqua e in posizioni dominanti, da dove è facile controllare il territorio. Il baglio fu soprattutto espressione del latifondo ad economia estensiva di tipo cerealicolo. Baglio è, invero, conformemente all’origine etimologica araba, “il cortile centrale” perimetrato da fabbricati; qui, al riparo da eventi esterni, si svolgevano le attività lavorative. Su questo ampio spazio centrale si affacciavano i vari ambienti di lavoro: • ricoveri degli attrezzi e dei carretti, • stalle per le bestie da soma, gli alloggi dei contadini • casa del signore • magazzini per le granaglie •la macina. Il baglio subì una profonda evoluzione con l’affermarsi di nuove istanze sociali portatrici di rinnovati ordinamenti colturali. L’unità d’Italia condusse alla formale delegittimazione della nobiltà terriera e aprì il proscenio dell’economia siciliana ad un’intraprendente borghesia, per lo più “trapiantata”. Fu questa l’età degli inglesi Woodhouse, Withaker, Hopps, Ingham, Pyne e… dei Florio, oriundi delle Calabrie. Il latifondo, senza tuttavia scomparire, lasciò spazio allo sviluppo di colture non-cerealicole molto apprezzate dal mercato straniero, quali gli agrumeti, le vigne e gli uliveti. Diretto corollario della “innovazione” colturale fu, sul piano architettonico ed economico, la nascita di una “seconda generazione” di bagli.

Cavanera Etnea
TerritorioIl Resort Cavanera Etnea è immerso all’interno della riserva naturale del Parco dell’Etna, nell’area nord est del vulcano. Insieme al versante sud, questa è la zona che più di ogni altra è stata caratterizzata da un grande fenomeno di urbanizzazione, come testimoniato dalla presenza importante di piccoli appezzamenti agricoli marcati da splendidi esempi di antiche case contadine.
Qui i lavoratori svolgevano le loro attività produttive vivendo in comunità, all’interno di complessi abitativi fatti di austere case padronali, con la presenza di frugali ricoveri per gli animali e strutture con palmenti per la trasformazione delle uve che, da sempre, testimoniano la coltivazione della vite sulle pendici del Vulcano. Nel 2009, Firriato ha recuperato uno di questi complessi abitativi tipici dell’Etna, con annesso un antico palmento, ricavando dal suo restauro una piccola ma moderna cantina di vinificazione per la lavorazione delle uve che sono coltivate nei vigneti che circondano il Resort Cavanera Etnea. Il recupero del complesso è stato condotto realizzando un restauro che non ha intaccato la morfologia degli ambienti. Nulla è inappropriato, l’armonia è il segno distintivo di un lavoro di recupero minuzioso, rispettoso della storia che l’ha generato. L’antico palmento, risalente al 1700, è stato riportato al suo antico splendore, con il sistema di torchiatura in legno, le vasche di contenimento, tutte scolpite nella roccia e i canali di scolo di terracotta scavati nel duro basalto. Questo prezioso reperto di cultura materiale legata alla civiltà del vino sull’Etna è una testimonianza viva di una storia che Firriato ha recuperato e portato a nuova vita, per tramandarla alle future generazioni.
Il palmento, nella regione etnea, ebbe così un’importanza sociale e politica, oltre che economica. Ogni vigneto di proprietà veniva dotato di una costruzione rurale comprendente l’abitazione per la famiglia del proprietario e di un palmento, per la trasformazione dell’uva prodotta. Caratteristica peculiare nella fabbricazione del palmento etneo è l’utilizzo della pietra lavica. Con la vendemmia l’uva veniva raccolta da squadre di operai dette «ciurme». La ciurma era composta da uomini, donne e ragazzi. I vinnignaturi provvedevano alla raccolta dell’uva mettendola in delle ceste, costruite con canne intrecciate e verghe di castagno (varietà tipica del contesto floristico dell’areale etneo) che, allorché riempite, venivano trasportate a spalla dai caricaturi sino al palmento. Nel Palmento di Cavanera l’uva veniva scaricata utilizzando la scala e le finestre anteriori nella prima sala (quella dove ora c’è la scrivania lunga) e poi veniva eseguita una prima pressatura con i piedi. Qui salivano per delle scale e, attraverso una finestra, scaricavano l’uva nella pista: larga e bassa vasca in pietra lavica, dove si trovavano alcuni operai (pistaturi) che la pestavano a piedi nudi. I pistaturi, con piccoli passi ritmati e le mani dietro la schiena, effettuavano una sorta di girotondo, cantando delle canzoni popolari tipiche vendemmiali. Il mosto ottenuto dalla pressatura effettuata con i piedi attraverso stretti canali in pietra lavica(cannedda), defluiva in un’altra vasca sottostante, detta ‘ricivituri’, costruita con lastroni di pietra lavica. È interessante sottolineare come le diverse pressature fatte con i piedi prevedevano l’utilizzo iniziale di donne e bambini per una sorta di «pressatura soffice», il cui mosto era destinato ai vini migliori, per poi passare agli omoni più pesanti per avere pressature più incisive. Nel ricivituri avveniva la fermentazione a contatto con le bucce ed i raspi che durava, a seconda del tipo di vino e della zona, da un minimo di 24 ore ad un massimo di 3-4 giorni. Con la svinatura, dal ricivitùri, sempre attraverso un circuito di canali in pietra , il mosto in fermentazione veniva fatto defluire nella tina, altra vasca in pietra lavica, oppure direttamente nelle botti che si trovavano in un altro locale adiacente e sottostante al palmento; un luogo più basso di 3,5 –4 m, rispetto al palmento, detto dispensa, ovvero la cantina. Successivamente alla pigiatura effettuata con i piedi, i grappoli già pressati, venivano raccolti costruendo una specie di cilindro di 1,50-2,00 metri di diametro, tenuto insieme con rami di salice intrecciati*. Tale «cilindro»veniva messo in una ulteriore vasca, sotto la parte finale della pressa (asinistra) A questo punto l’asino, aiutato dagli operai, iniziava a girare la vite (a destra), azionando il sistema che avrebbe alzato la parte destra ed abbassato quella sinistra, imprimendo forte pressione e dando una ulteriore pigiata all’uva già pressata con i piedi. Il mosto così ottenuto veniva messo nel «ricivituri» per unirsi all’altro o messo in un’altra vasca a fermentare con le vinacce e i raspi. Finita la fermentazione, finito il travaso in botti, le vinacce rimaste venivano ulteriormente pressate con lo stesso metodo sopra citato, estraendo il vino così ottenuto fino all’ultima goccia.

L’impatto ambientale delle strutture
TerritorioFirriato si è sempre caratterizzata per il suo grande impegno nei confronti della tutela per la sostenibilità ambientale. Questa filosofia volta alla salvaguardia dell’ambiente viene applicata non solo alla produzione enologica ed olivicola, ma è parte integrante della politica di recupero, mantenimento e gestione delle hospitality, in tema di sostenibilità edilizia.
La Famiglia Di Gaetano ha deciso di valorizzare l’antico Baglio del ‘600, un luogo simbolo della civiltà agricola siciliana, realizzando un progetto di recupero e di valorizzazione alberghiera dell’intero complesso, dando vita al Resort & Wine Experience.
Allo stesso tempo, Firriato, coerentemente con i suoi principii eco-friendly, si è prodigata per formalizzare la conformità dell’applicazione delle best practice per la tutela della sostenibilità ambientale per le strutture ricettive, certificandosi tramite la norma ISO 1221/2009 regolamento (CE) sistema EMAS. La certificazione è stata rilasciata dalla DNV-GL ente certificatore riconosciuto internazionalmente. Il gruppo DNV GL è composto da 12.500 dipendenti che operano oltre di 100 paesi. Oggi DNV GL è considerato uno degli enti certificatori più importanti, prestigiosi ed affidabili al mondo.
L’impatto ambientale delle strutture
TerritorioFirriato si è sempre caratterizzata per il suo grande impegno nei confronti della tutela per la sostenibilità ambientale. Questa filosofia volta alla salvaguardia dell’ambiente viene applicata non solo alla produzione enologica ed olivicola, ma è parte integrante della politica di recupero, mantenimento e gestione delle hospitality, in tema di sostenibilità edilizia.
La Famiglia Di Gaetano ha deciso di valorizzare l’antico Baglio del ‘600, un luogo simbolo della civiltà agricola siciliana, realizzando un progetto di recupero e di valorizzazione alberghiera dell’intero complesso, dando vita al Resort & Wine Experience.
Allo stesso tempo, Firriato, coerentemente con i suoi principii eco-friendly, si è prodigata per formalizzare la conformità dell’applicazione delle best practice per la tutela della sostenibilità ambientale per le strutture ricettive, certificandosi tramite la norma ISO 1221/2009 regolamento (CE) sistema EMAS. La certificazione è stata rilasciata dalla DNV-GL ente certificatore riconosciuto internazionalmente. Il gruppo DNV GL è composto da 12.500 dipendenti che operano oltre di 100 paesi. Oggi DNV GL è considerato uno degli enti certificatori più importanti, prestigiosi ed affidabili al mondo.